Roberto Assagioli, nato il 27 febbraio 1888 a Venezia, è stato uno psichiatra, teosofo italiano e fondatore della psicosintesi. Orfano di padre a soli due anni, fu adottato dal medico Emanuele Assagioli, che gli diede il cognome. La sua formazione accademica iniziò a Firenze, dove si laureò in medicina nel 1910 con una tesi sulla psicoanalisi.
Assagioli ebbe un rapporto significativo con Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi. Freud stesso raccomandò Assagioli a Carl Gustav Jung, riconoscendone il suo alto potenziale come studioso e la sua dedizione alla materia. Assagioli fu uno dei primi a introdurre la psicoanalisi in Italia, collaborando con Freud e pubblicando il primo scritto di Freud in lingua italiana. Tuttavia, già nel 1914, Assagioli iniziò a distanziarsi dal pensiero freudiano, trovandolo limitante e costrittivo.
Il suo incontro con Jung al Burghölzli di Zurigo fu determinante per la sua formazione. Jung influenzò Assagioli e lo spinse a sviluppare un proprio approccio terapeutico che culminò nella psicosintesi.

Nel 1927, Roberto Assagioli pubblica l’opuscolo “Psychosynthesis – A new method of healing”, che segna la nascita ufficiale della disciplina nota come psicosintesi. Questo modello psicoterapeutico si caratterizza per l'importanza attribuita all'interazione corpo-psiche e all'integrazione di vari metodi psicoterapeutici, inclusi la suggestione, la persuasione, la psicoanalisi e diverse tecniche orientali. L'obiettivo principale della psicosintesi non è solo l'eliminazione dei sintomi psicologici, ma anche la formazione e la ricostruzione dell'intera personalità umana. Assagioli si chiede non solo "Come e perché ci ammaliamo?" ma anche "Come e perché siamo in salute e stiamo bene? Come e perché cresciamo e ci realizziamo?"
La psicosintesi non si applica solo alla cura dei disturbi psichici e psicosomatici, ma è anche un metodo per l'educazione, l'autoformazione, l'armonizzazione dei rapporti interpersonali e sociali. Questo modello dimostra la sua pragmaticità e versatilità, essendo utilizzato da diverse figure professionali, tra cui medici, psichiatri, psicoterapeuti, psicologi, manager, operatori sociali, counsellor, insegnanti, coach e infermieri. Nei prossimi due paragrafi andremo a illustrare due diagrammi elaborati da Assagioli per rappresentare quelle che lui chiamava l'anatomia e la fisiologia della psiche: l'ovoide e la stella.

Assagioli utilizza l'ovoide per rappresentare l'anatomia della psiche umana, descrivendo i diversi livelli e parti dello psichismo. L'ovoide è suddiviso in tre sezioni: l'inconscio inferiore (1), l'inconscio medio (2) e quello superiore (3).
Nel cerchio centrale si trova il campo di coscienza (4), con l'Io rappresentato da un punto al centro (5). Alla sommità del supercosciente c'è una stella che simboleggia il Sé (6).
L'osmosi e lo scambio di contenuti sono indicati da una linea interna tratteggiata e non continua, e da una linea esterna che delimita, ma non separa, l'inconscio collettivo (7).
Le linee tratteggiate suggeriscono che le parti devono essere "distinte, ma non divise". Infatti, la mancanza di distinzione impedisce un uso corretto della psiche: l'uomo deve essere educato a riconoscere l'origine delle proprie istanze psichiche per comprenderle e finalizzarle.
D'altra parte, la divisione ostacola l'azione della volontà: l'uomo deve familiarizzare con le proprie diversità intrinseche, che, se vissute come parti comunicanti di un'unità, possono essere coordinate dalla volontà e rappresentare una ricchezza.
La seconda immagine, la stella, rappresenta quella che Assagioli definisce come la fisiologia della psiche. Essa illustra l'operatività dell'Io personale, che funge da centro unificatore per vari ed eterogenei elementi psichici: sensazione (1), emozione/sentimento (2), impulso/desiderio (3), immaginazione (4), pensiero (5), intuizione (6) e volontà (7).
L'azione dell'Io personale si manifesta attraverso l'uso armonico di sensazioni, impulsi, emozioni, pensieri, immagini e intuizioni, conosciuti come funzioni, che consentono di costruire creativamente il futuro personale e relazionale dell'individuo. In questo modo si evita di subire passivamente e riprodurre meccanicamente il passato.
La pluralità degli elementi, solitamente percepita come diversità, può essere vissuta come unità grazie all'armonizzazione delle funzioni, permettendo di trarre senso e significato dall'identità più profonda, riconosciuta ed espressa.

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